Stelæ
La serie mette in evidenza il feticismo insito nell’atto di fotografare, presentando le immagini in profondi chiaroscuri con riflessi lucidi su uno sfondo nero incontaminato, come manufatti in un catalogo di un museo o beni di consumo di alto livello.
Questo aspetto della fotografia è messo in primo piano utilizzando il lattice; il materiale di riferimento della “moda fetish”, celebrato per la sua capacità di creare una seconda pelle, sovrascrivendo la superficie del corpo quotidiano con un facsimile iper elegante, quasi liquido. C’è un atto di occultamento e cancellazione nell’indossare il lattice, dove la superficie diventa tutta; levigando le imperfezioni della pelle che copre e l’identità di chi la indossa. Indossato aderente, il lattice si adatta a ogni contorno del corpo, mentre lasciato drappeggiare stuzzica; tensione nel tessuto alternata a cedimento, suggerendo il corpo nascosto all’interno. Il drappeggio, ovviamente, è stato usato esattamente in questo modo “erotico” nell’arte per millenni.
Stele crea una connessione consapevole e inevitabile tra il lattice come materiale di moda fetish e la sua importanza nelle sottoculture sessuali come il sadomasochismo, rafforzato dall’uso del pinning, che evoca la pratica del “gioco dell’ago” in cui la pelle viene trafitta, offrendo una visione più ampia connessione tra il corpo, il piacere, il dolore e la memoria. L’immaginario allude al drappeggio scolpito trovato nel corso della storia dell’arte, giustapponendo il suo prestigio di “alta cultura” con lo status subculturale nascosto e “basso” dei feticci sessuali.
Gennaio 03, 2020