American Eden
Mi ricordo. Avrò avuto 12 o 13 anni. Una sera di fine estate, a casa di una cugina di secondo grado, lei era appena tornata da un viaggio in California con suo padre e ci mostrò la VHS che aveva filmato. Portò anche dei piccoli barattoli pieni di sabbia e di acqua dell’Oceano Pacifico. Le chiesi di prestarmi queste videocassette. Passai ore a guardarle in casa mia. Motel, matrimoni hawaiani, conversazioni con parenti italo-americani. E la strada. Piani della strada che passavano davanti alla telecamera con la musica alla radio e il vento di sottofondo. Guardavo ipnotizzato ore e ore di on the road in TV. La fotografia non era ancora la parte principale della mia vita, ma pensavo che quando sarei andato in America avrei fotografato tutto. La pensavo esattamente così. Ricordo i pomeriggi d’estate al mare da mia nonna che ascoltava Simon & Garfunkel, John Denver, Take me home, Country roads. Avevo comprato un’economica guida turistica della California con una mappa approssimativa che studiavo attentamente. Ricordo la prima volta che ascoltai American Pie di Don McLean. Un viaggio in macchina con i miei genitori e mia sorella. Francia o Austria, 14 o 15 anni. Mi sedevo sempre a sinistra. Dal finestrino i miei occhi vedevano passare le case tirolesi con i gerani in fiore sui balconi e i prati verdi in agosto. La mia mente vedeva il deserto e le palme della California. Ascoltavo Don McLean e sognavo il rimpianto della mia vita: un anno di liceo negli Stati Uniti. Ricordo le notti con Steinbeck e Kerouac al liceo e con Bukowski e il whisky all’università. Le fotografie di Dorothea Lange, Fandango e Paris, Texas. La prima volta che sono andato in America, ero ancora uno studente di legge, ho risparmiato un po’ di soldi e sono partito con la mia Pauline. Ci accampammo, dormimmo in macchina e in motel economici, vivendo il viaggio ora per ora. Ci perdemmo nel flusso delle città e nel cielo infinito del sud-ovest americano, dal Texas alla California. Ricordo la Death Valley di notte, il silenzio vivo intorno a noi. Quel primo viaggio è stato come un sogno che si è avverato. Quando sono tornato in Europa, non ho potuto fare a meno di pensare di essere di nuovo in viaggio. La bellezza dei tramonti sulla strada era costantemente nella mia mente. Nel 2013 ho conseguito un master in legge e ho iniziato a lavorare per uno studio legale britannico. Non ero felice della vita che stavo conducendo, non era quella che sognavo. Il giorno dopo aver finito di leggere East of Eden di Steinbeck, ho trovato la forza di lasciare il lavoro e ho deciso di vivere come fotografo. Sono stato in America quasi ogni anno dal 2016 al 2023. Durante questi viaggi, il mio amore per l’America è rimasto lo stesso di quando ero bambino, ma è diventato più consapevole e maturo. Amo l’America come si ama una persona, consapevole della sua bellezza ma anche delle sue debolezze e contraddizioni. American Eden è il risultato di questi viaggi attraverso gli Stati Uniti. Sono alla ricerca del sogno americano e della nostalgia di momenti che non ho mai vissuto se non attraverso la musica, il cinema e la fotografia, e del loro impatto sulla mia vita fin dall’infanzia. American Eden sarà pubblicato dall’Istituto Urbanautica.
Gennaio 03, 2020