Non c’è arma come le parole, né armatura contro le parole. Per me le fotografie sono come le parole. O meglio ancora: sono lettere, punteggiature e parole. Quando si uniscono, formano delle narrazioni – anche se a volte una singola fotografia può raccontarci l’intera storia -. Queste fotografie stanno in piedi da sole, come dittico e trittico. Assomigliano alla creazione di una sequenza di parole per formare una frase. Quando si forma la sequenza corretta, ogni riga si incardina nella precedente. Non è difficile prevedere la frase finale di questa storia. Come un fulmine nel cielo, che illumina la stanza prima e tuona poi, prolunga la sensazione di quell’illuminazione fino a quando la natura non si calma. La lotta del cuore consiste nel descrivere le metafore all’interno di queste fotografie cariche. Come molti potrebbero immaginare, non è difficile essere una brava persona a Ginevra. Ma non è affatto semplice. Ci si sente come il brutto anatroccolo tra i nobili cigni. E si dice che il colore scelto dalla Svizzera sia il rosso. Eppure ovunque io guardi è turchese: il lago, i marciapiedi, l’intera città. Inquietante. La mia anima passa dall’oscurità alla luce, dalla leggerezza al buio. Senza sentire un momento di appartenenza, sono a pezzi.
Gennaio 03, 2020