Ghost
La permanenza è sempre stata una priorità della fotografia, dagli inizi del mezzo, quando le immagini latenti erano fugaci, fino a oggi, quando le immagini digitali rimbalzano e scompaiono nello spazio virtuale. Commentando questi attributi essenziali del mezzo fotografico, questo progetto mette in discussione le nozioni di longevità e di paternità concentrandosi su immagini accidentali che sono state prodotte dalle fotografie stesse.
La platinotipia è un processo fotografico di fine Ottocento considerato il più permanente di tutti. Tuttavia, i platinotipi hanno un effetto collaterale poco conosciuto: il loro ingrediente chiave, il metallo nobile platino, reagisce con altre carte se lasciato a contatto diretto per molti anni. Il risultato indesiderato di questo contatto prolungato è una debole immagine speculare su una carta vicina, spesso il retro di un’altra fotografia montata e lasciata in pila per decenni. Considero questo sottoprodotto un affascinante artefatto della capacità di riproducibilità della fotografia in generale, evidenziando al contempo il suo tallone d’Achille della fragilità d’archivio.
In questo progetto, raccolgo e rifotografo queste immagini “fantasma” sui dorsi 2022 di altre fotografie che sono state dimenticate abbastanza a lungo da riprodursi.
Poi miglioro e ingrandisco le immagini in negativi digitali per realizzare moderne stampe al platino. Il mio intento in questo processo circolare è quello di sfruttare le misteriose qualità visive delle immagini di partenza e di evidenziare una sorprendente piega nel tessuto della rappresentazione fotografica. Le stampe al platino hanno questa peculiare capacità di replicarsi, estendendo la loro permanenza e scomparendo allo stesso tempo.
Gennaio 03, 2020