Nel diritto romano, la proprietà era definita come il godimento pieno, assoluto, perpetuo ed esclusivo di un oggetto o di un’entità corporea. USUS era il diritto di fare uso dell’entità, FRUCTUS di riceverne i frutti, ABUSUS di disporne secondo il potere di modificarla, venderla o distruggerla.I musei sono nati come istituzioni più di 300 anni fa, quando le collezioni reali sono diventate accessibili al pubblico in generale, diventando così strumenti strumentali per la costruzione dell’identità e la definizione della nazione. Data l’origine colonialista della narrazione di molte collezioni, la creazione di conoscenza e la memoria collettiva/individuale entrano in conflitto.Un’analisi del rapporto tra antropologia e collezioni museali assemblate da un passato coloniale saccheggiatore, porta alla conclusione che per decenni questi spazi hanno rafforzato l’esotismo e la distinzione, intrinsecamente legati a discorsi suprematisti. Il concetto di museo è universale? Intrinsecamente legata all’“alterità” e alla colonizzazione del concetto di donna, è la responsabilità della rischiosa rappresentazione delle donne nere nella storia dell’arte occidentale. Stereotipi della sessualità nera: audace, disponibile e servile. L’odalisca porta a una discussione più ampia sulla razza all’interno dell’arte e degli spazi artistici. E come punto di partenza il mio innamoramento per il dipinto La Blanche et la Noire del pittore franco-svizzero Félix Vallotton (1913).Ispirato all’Olympia di Manet e all’Odalisca all’esclave di Ingres, raffigura l’amore saffico tra una silfide e una donna di colore.A differenza dei suoi predecessori, Vallotton rinuncia a qualsiasi riferimento esotico. La restituzione di ciò che è stato saccheggiato e depredato, sia in termini di oggetti che di identità, è una questione urgente, universale e fattibile per tutti?Proprietà, restituzione, riparazione, ricontestualizzazione? Chi ha la facoltà di dare, restituire, prestare, giudicare, rinominare?
Gennaio 03, 2020