Il progetto “Ospiti” nasce contestualmente alla fase di montaggio del film documentario “Terra Nova – Il paese delle ombre lunghe”, presentato in anteprima mondiale al 41° Torino Film Festival. Il film racconta la navigazione della rompighiaccio “Laura Bassi” verso il punto più a sud del pianeta. Il progetto fotografico si suddivide in tre fasi e caratteristiche precise. 1. Approdo: Il momento dell’approdo della nave Laura Bassi nel continente antartico non solo segna la conclusione del film, ma rappresenta anche la transizione dall’esperienza collettiva di condivisione del viaggio a quella individuale. In questo senso, la mia personale esperienza sul continente, dopo oltre 40 giorni di navigazione, si trasforma in un autentico diario personale, esistenziale e di ricerca. 2. Scoperta e insediamento: Dal primo giorno trascorso sulla terra ferma, ho preso la decisione di lasciare da parte la macchina da presa e affrontare una tipologia di racconto differente rispetto al film: più immediato, sintetico, ma allo stesso tempo fortemente istintivo e viscerale. Ho scelto di escludere, almeno in questa fase, la parte razionale del viaggio che avevo compiuto fino a quel momento, caratterizzato da rotte pericolose e coordinate precise. Per questa parte del viaggio ho deciso di abbandonarmi in maniera sincera e spontanea alle emozioni e alle sensazioni che i luoghi mi trasmettevano. 3. Appunti di viaggio: ho deciso di utilizzare la macchina fotografica con cui ho scattato le mie prime foto all’età di 6 anni durante una gita scolastica: una macchina fotografica usa e getta. Ho riflettuto sull’idea di esprimere attraverso la fotografia un sentimento straordinariamente libero, tipico dei bambini di quell’età. Ho deciso di portare con me questo stesso approccio fotografico quando mi sono avventurato nel continente antartico. Era come se volessi catturare l’essenza di quel luogo in modo istintivo, senza filtri o artifici. La fotografia, in quel preciso istante, portava con sé un forte spirito giocoso e liberatorio. Volevo che le immagini fossero il più possibile fedeli al concetto di scoperta di un luogo mai visto. Ho desiderato catturare all’interno delle fotografie la mia condizione di “ospite”. La sensazione di posare nuovamente il piede sulla terra ferma. La frustrazione che spesso un individuo prova nel non riconoscere nulla di familiare rispetto alla propria esperienza personale, al proprio vissuto. Ho voluto infrangere le coordinate spaziali classiche a cui siamo abituati, restituendo un senso di spaesamento e isolamento. Ciò che rimane dell’essere umano è semplicemente il suo passaggio, la sua ombra. Per la mostra fotografica sarebbe opportuno un numero di 8 scatti con grandezze e dimensioni differenti in base allo spazio che si ha a disposizione.
Gennaio 03, 2020